a cura di Anna Lisa Di Mezza

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Lui sgrana le foto, ma queste rendono ogni millimetro quadrato di pelle, espressione, comunicando in maniera intensissima. Usa ancora la pellicola, detesta le luci artificiali e quando dirige un concerto musicale (vedi Depeche Mode per tutti) lo fa alla vecchia maniera, senza troppa tecnologia intorno. Anton Corbijn, classe ’55, olandese, fotografo, regista, scenografo, graphic designer: Artista.

Corbijn non ha bisogno di presentazioni, mi dico. Ognuno di noi, a prescindere dalla generazione di appartenenza, si è imbattuto in un suo lavoro artistico almeno una volta nella vita. Magari senza saperlo, ma lo ha fatto, di questo sono certa. Inizia a scattare le sue prime fotografie, con una macchina presa al padre, ad un concerto dei Solution, mosso da quella passione/adorazione per la musica che ancora oggi lo contraddistingue. Corbijn è attivo già dagli inizi degli anni ’70, poi decide di trasferirsi a Londra, cuore pulsante della creatività musicale in pieno movimento post-punk oppure, per dirla a parole sue: “I moved from Holland to England in ’79 because of Joy Division”.


La sua carriera, straordinaria, è inarrestabile. Costellata di esperienze, incontri, progetti, e, chi come me, ama musica ed arte in egual misura, è portato a sospirare: “Quanto invidio il genio artistico di quest’uomo…”. Perchè? Perché Corbijn ha fotografato Nick Cave, i Joy Division, Tom Waits, Björk, i Kraftwerk, David Bowie. Ha collaborato con il New Musical Express, storica rivista musicale britannica fondata nel 1949, pubblicato su Vogue e Rolling Stone. Ha diretto Philip Seymour Hoffman nella sua ultima, magistrale interpretazione.

Ha curato la grafica di centinaia di copertine di dischi (cercate qualche esempio tra le foto di questo articolo!), esposto i suoi lavori in numerose mostre e gallerie in giro per il mondo, facendo il pienone (vedi, qualche anno fa, le code per godere della maestosa retrospettiva che la C/O di Berlino gli ha dedicato). Ma non è tutto. Corbijn ha stretto sodalizi d’amore con Depeche Mode e U2, aiutandoli si-gni-fi-ca-ti-va-ment-te a mettere a fuoco le loro identità.


Ha diretto con grazia e sentimento il film culto Control, incentrato sulla tormentata vita personale e musicale di Ian Curtis, voce indimenticata dei Joy Division. Ancora, Corbijn ha girato decine e decine (e decine) di videoclip: parla di Kurt Cobain come della persona più dolce mai incontrata: avete presente il pluripremiato video di Heart Shaped Box dei Nirvana? Opera di Corbijn.
Noi di The Passenger Times lo amiamo. Voi?

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