Performance art * Marilyn Arsem

100 Ways to Consider Time

a cura di Anna Lisa Di Mezza

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E’ dal lontano 1975 che Marilyn Arsem, performance artist made in USA, crea dal vivo le sue narrazioni concettuali. Artista di fama internazionale, fondatrice di Mobius (collettivo di artisti che dal 1975 si occupa, con la forma dell’organizzazione non-profit, di generare e divulgare l’arte sperimentale), la Arsem ha presentato e “messo in scena” i suoi lavori praticamente in tutto il mondo. Quasi 30 i Paesi che l’hanno ospitata, tra Nord e Sud America, Europa, Asia, Medio Oriente, Oceania. Nel corso della sua intensa carriera, la Arsem ha realizzato numerose performance, in molte delle quali elemento fondamentale è stata la partecipazione del pubblico, attraverso l’esperienza tattile, spirituale, comunicativa. Abbiamo scelto di condividere con voi, adorati passengers, gli scatti rubati durante uno dei suoi progetti più rappresentativi, “100 Ways to Consider Time”.

Dal 9 novembre 2015 al 19 febbraio 2016, presso la Galleria 261 del Museum of Fine Arts (MFA) di Boston, per 100 giorni consecutivi e per la durata di 6 ore al giorno, Marilyn Arsem ha affrontato il tema del tempo, del suo defluire, del suo impiego. E lo ha fatto in maniera molto seria. Il tempo, questo nostro affanno quotidiano, ha assunto un significato diverso durante ogni diverso giorno trascorso realizzando diverse attività: ora impegnative, basate sulla concentrazione, poi scientifiche, infine meditative. Filo conduttore, il riapproriarsi di azione, pensiero e respiro… lenti.

Guardando le immagini della performance mi pongo una domanda, banale, certo, ma onesta: quanto veloce corre il tempo quando proviamo a fare più cose insieme illudendoci di risparmiarne? E quante volte torniamo sui nostri passi per correggere gli errori dettati dalla fretta? Per contro, quanto lentamente potrebbe scendere un granello di sabbia in una clessidra, se provassimo a dedicarci con calma e serenità, ma anche con totale concentrazione, ad una sola attività per volta chiudendo tutto il resto fuori dalla testa, dalle mani, dai gesti, dalla parola e soprattutto dal Tempo?

“I am committed to a practice where I cannot avoid knowing the impact of my actions, and where an exchange between people is of primary value. It is a practice that remains anchored in the here and now, keeping me grounded in the limits of my body and the reality of time, reminding me always that nothing remains.”
M.A.

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