Music & Visions
a cura di clanMC: selezione musicale – Stefano Santoni,
selezione progetto visuale – Nicoletta Lolli
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Brainiac (3RA1N1AC) – I Am A Cracked Machine
Forse il loro nome era stato scelto a caso, ma probabilmente era tutto calcolato. Il criminale antagonista di Superman che si trasforma in una delle band più istintivamente folli e interessanti degli anni ’90. Il termine Brainiac, mutuato dall’extraterrestre dei fumetti, sta ad indicare nello slang americano una persona estremamente intelligente, quello che noi chiameremmo “cervellone”. Un nome perfetto per una band fuori dagli schemi e dall’immenso potenziale che sfortunatamente non ha mai fatto in tempo ad esplodere in tutto il suo goliardico genio. Come troppo spesso accade, è stata una tragedia a porre fine alla storia del gruppo proprio nel momento in cui stava per raccogliere i frutti di un duro lavoro e diventare una stella del firmamento musicale. L’incidente stradale che ci ha portato via nel 1997 il cantante Tim Taylor è avvenuto proprio mentre i Brainiac stavano registrando il successore dello splendido “Hissing Prigs in Static Couture”, disco che viene chiuso dalla tensione garage di “I Am A Cracked Machine”, dove il cantato di Taylor supera sempre il livello rosso in una veemente interpretazione, degno finale di un album fondamentale per ogni fan che si rispetti dell’Indie Rock anni ’90. I Brainiac sono tuttora venerati come una band di culto, influenzando moltissime band che hanno avuto un maggior successo commerciale. Auto-ironici, stravaganti, geniali. Chissà cosa sarebbe successo se la loro storia non si fosse così drammaticamente interrotta.. (Stefano Santoni)
Giacomo Balla
Alcune opere pittoriche di Giacomo Balla, genio artistico sorprendente mai abbastanza celebrato, erroneamente ridotto alla corrente futurista, si muovono perfettamente insieme al brano scelto. Nelle sue prime opere Balla, che attraverso la tecnica divisionista esprimono intenso verismo, fu ispirato dai temi sociali legati alla classe operaia e alla povertà. Aderì al Futurismo, per poi abbandonarlo venti anni dopo e tornare alla pittura figurativa, ai paesaggi e ai ritratti, aspirando a “l’assoluto realismo”. Sebbene abbia vissuto un tale cambiamento artistico, Balla resta futurista, inevitabilmente attratto dalla tecnologia e dal progresso. Si avvicina dalla fotografia, nelle sue opere cerca di tradurre il movimento, dipingendo sequenze di immagini, per permettere all’occhio umano di percepire quelle fasi altrimenti invisibili. Studia la luce, fenomeno fisico affascinante, la scompone nei colori fondamentali e la dipinge ofrendoci nuove prospettive attraverso cui osservare ilmondo. (Nicoletta Lolli)
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